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La misura del verso, la sua libertà di forma, la grazia e la contemporanea forza con le quali vengono affrontate le narrazioni corrispondono in questa silloge a una maturità di scrittura che situa l'autrice oltre la propria età biologica; si osserva una padronanza linguistica e un'osservazione delle «minute cose» che assumono con un verso di Corrado Guerrazzi una sorta di solennità del poco come qui: «È senza premura che avvio il getto della doccia, / passo il pettine tra i capelli e dove c'è il nodo / tiro giù forte, stringo i sandali alle caviglie / fino all'ultimo buco: perché non c'è una cura / alla pelle che preme contro la plastica, riceve l'acqua / e le cose e ci si impiglia. Mi sconvolge la geometria con cui / mi infilo tra la sedia e il tavolo, tra il materasso / e il lenzuolo, tra una persona e / una persona in fila alla cassa - la prepotenza / con cui occupa lo spazio nel mondo il mio corpo».