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Ercole Luigi Morselli (Pesaro 1882-Roma 1921) è stato un astro filante della letteratura e del teatro italiano agli inizi del '900. Muore di malattia e di privazioni subite per anni, proprio nel momento in cui il successo comincia ad arridergli grazie al Glauco andato trionfalmente in scena al Teatro Argentina di Roma nel 1919. Pesarese di nascita e fiorentino d'adozione, Morselli coltiva l'amicizia di Papini e Prezzolini prima di imbarcarsi, nel 1903, con Federico Valerio Ratti, per un viaggio rocambolesco in nave che durerà più di un anno e che lo porterà prima in Sudafrica e poi in Argentina e Uruguay, dove combatterà con la camicia rossa garibaldina. Da tale esperienza umana scaturirà la scrittura: prima la prosa e in seguito il teatro. Trasferitosi a Roma, egli tenta dapprima l'esperienza giornalistica del «Mercurio», per poi lanciarsi negli albori del cinema come comparsa, sceneggiatore e aiuto regista. Morselli pubblica le Favole nel 1909, un messaggio classicista ricco di allusioni all'attualità nel pieno delle avanguardie futuriste. Le novelle e i testi teatrali, come anche i tentativi librettistici, saranno condotti dall'autore spinto, fino all'ultimo, da una fede indefessa nelle lettere e nell'arte. Le prose qui riunite per la prima volta testimoniano l'evoluzione della scrittura morselliana e al contempo una certa unitarietà dell'universo narrativo dell'autore.