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La nostra indagine, attraverso la sensibilità di studiosi di diversa formazione, prova a dar conto dell'importanza, nonché delle molteplici ambiguità, del mito rivoluzionario, della sua valenza storica e, al tempo stesso, della sua ambizione a trascendere la "Storia". Un'irriducibile tensione tra continuità e discontinuità, conservazione e rottura, ordine e disordine, "vecchio" e "nuovo", innovazione e reazione, che si riflette nella duplicità degli strumenti scelti per osservarla: quelli costituzionalistici e quelli storicistici. L'intento del volume è anche quello di far dialogare nuovamente, in una tensione intergenerazionale, giuristi - in particolar modo giuspubblicisti e costituzionalisti - con studiose e studiosi della storia del pensiero e delle istituzioni politiche dell'età moderna e contemporanea, nella comprensione delle trasformazioni economiche, sociali e istituzionali avvenute tra il XVIII e l'inizio di questo XXI secolo, a oltre due secoli dalla restaurazione europea del 1815 e a un secolo esatto dal 1917 della rivoluzione bolscevica.