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La figura di Cleopatra, l'ultima Regina d'Egitto, è sempre stata valutata partendo da un modello che ha le sue origini nella ricostruzione che gli antichi storici romani e greci fecero delle vicende della conquista di Alessandria da parte di Augusto. Si tratta quindi di una memoria storica che parte da punti di vista parziali e, in un certo qual modo, deformanti. Uno dei capisaldi fondamentali di questa visuale è la constatazione ovvia, ma non banale, che la storia viene ricostruita dai vincitori. Ecco allora che il racconto di alcune situazioni particolari, come ad esempio le relazioni che la regina ebbe con Giulio Cesare prima e Marco Antonio dopo, sia condizionato da un pregiudizio poco lusinghiero nei confronti di Cleopatra, ritenuta una sorta di maga Circe. Sicuramente giocano in questo contesto anche le profonde differenze culturali e di modi di vita della Roma e dell'Egitto d'allora, anche se occorre dire che lo stesso Giulio Cesare e Marco Antonio risultarono essere molto attratti e affascinati da quel mondo di lusso, apparenza e lascivia. Il tentativo dunque che quest'opera si propone è quello di andare al di là di questo pregiudizio per ridarci una Cleopatra diversa da quella della tradizione letteraria e cinematografica.