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I versi di Gianni Manca, in questa sua ultima silloge, sono pietre gettate nello stagno dell'indifferenza ma anche carezze al cuore; sono pugni allo stomaco per svegliare dal torpore e dall'indifferenza che circondano il nostro stare al mondo ma anche suoni lievi e discreti come lievito d'amore. Ed è appunto il titolo a fornirci i primi indizi sull'universo creato dal poeta. Le mani come elemento simbolico della sostanzialità del corpo e le spine come principio paradigmatico, come metafora delle difficoltà che quello stesso corpo troverà nella vita.