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Lo studio degli epiteti delle divinità nei Posthomerica di Quinto Smirneo, oltre a offrire un'analisi accurata del fenomeno della titolatura divina sia all'interno dell'opera sia in relazione con la produzione esametrica anteriore e successiva, si rivela un valido strumento per verificare le peculiarità della poetica di un autore, che da alcuni anni sta godendo di una rinnovata fortuna critica. Seguendo il filo degli epiteti attribuiti a dèi olimpi, divinità minori e personificazioni, Alessia Ferreccio porta alla luce la fitta trama di rimandi intertestuali, di variazioni e innovazioni che Quinto intreccia con il paradigma omerico e ci conduce alla scoperta dello stile, delle strategie allusive e dei meccanismi caratteristici della techne imitativa dell'autore dei Posthomerica. Materiale omerico e non omerico, imitatio e oppositio, emulazione e "infedeltà" convivono in un amalgama sapiente che sfida(va) il pubblico dell'epoca e gli interpreti di oggi a individuare i modelli esplicitamente richiamati o sottilmente evocati e a riconoscere l'originalità di Quinto Smirneo, autore che deve a buon diritto essere incluso nel novero dei poetae docti.