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Nel luglio 1925 Leonello Vincenti (1891-1963), germanista nella cerchia degli intellettuali torinesi, cura il numero 11 del «Baretti» dedicandolo al teatro tedesco dietro proposta e impulso di Piero Gobetti. Di fatto, il lungo saggio diviene il primo studio monografico italiano sull'espressionismo, movimento «segno dei tempi» di cui pure Vincenti non era esperto, e sul quale si documenta per l'occasione, restando al contempo piuttosto dubbioso rispetto a questo sperimentalismo esasperato, che non gli sembra possa assurgere a linguaggio universale. Il saggio viene riproposto nelle Edizioni Gobetti e lo scambio tra i due sembra presagire una proficua collaborazione quando la morte di Gobetti interviene destando in Vincenti un'onda di sofferenza: «Era una delle pochissime persone che vedevo necessarie all'avvenire» scriverà ad Ada in uno dei primi messaggi di cordoglio. Postfazione di Cristina Grazioli.