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In queste poesie Luigia lancia uno sguardo innamorato sulla città e sulle persone che la compongono. Dall'Acquario al Ghetto, da Trastevere alla Piramide, Luigia descrive con gli occhi stupiti di una bambina i pini che arredano i cieli e ci trasmette un amore profondo per Roma, dove ognuno si ricava "i posti suoi". Un luogo dove la città diventa luce, profumo, suggestioni di momenti gridati, di gesti, di intercalari che tornano dei romani, genti diverse ma familiari gli uni agli altri, uniti da linguaggi comuni, fatti di gesti, abitudini, parole. C'è il disagio delle periferie ed anche del centro, c'è Esquilino colorato e speziato, c'è la vita della città in questi versi, c'è lo sgombero della Comunità Eritrea di piazza Indipendenza, nell'agosto torrido del 2017. C'è la politica, perché la vita e ogni nostro gesto, azione o silenzio, è politica. C'è il cuore in questi versi.