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"Ognuno di noi è chiamato anzitutto a guardare. Questa Via Crucis è fatta di sguardi, prima che di parole e di gesti. Spesso sguardi di sconosciuti, di gente senza nome, come il servo di Anna: «Lo guardavo... lo guardavo. La notte lo investiva da ogni parte, ma lui rimaneva nella luce». Come un altro, senza nome, solo con la qualifica di ladrone, il buon ladrone: «A fatica lui rialzò il capo e mi guardò. Lo guardai anch'io... Mi guardò soltanto, ma nei suoi occhi mi riconobbi uomo...». Come le donne sotto la croce: «Ecco non sapevamo far nulla per lui che amavamo, se non guardarlo... con gli occhi a poco a poco lo accoglievamo e lo lasciavamo entrare...». Uomini e donne senza nome che ci rappresentano, che possono avere il nostro nome". (dalla prefazione di Giuseppe Grampa). "Straordinaria e oltremodo toccante è la ricostruzione di quegli eventi che opera Silvana Ceruti scegliendo di partire dagli altri (oltre alla voce di Gesù nel Getsemani). La Passione e la Risurrezione del Cristo attraverso la vista, il pensiero e la coscienza di quei testimoni privilegiati: la moglie di Pilato, il centurione, il ladro pentito, san Pietro, Giuseppe di Arimatea, Simone di Cirene, Giovanni, la Maddalena... Sedici personaggi per un Messia. L'impianto dell'opera della Ceruti si muove fra prosa e poesia - e l'afflato è sempre potente". (dalla postfazione di Alberto Figliolia)