Tab Article
«...la metafora del vento-tempo - che apre chiude ll sorriso della chiusa mandorla accompagna il viaggio testuale di Stefano Vespo. Il poeta si inoltra, in cerca di un varco tra il solipsismo delle emozioni e la possibilità comunicativa della parola scoprendo invece «in onde senza pace il paesaggio dell'uomo»; una dimensione postmoderna di rovine e detriti - «frammenti erosi di cose», sentimenti, linguaggi - dove nessun approdo è possibile a una lingua semplice: interrotto ogni rapporto organico con la natura, il vento «non cerca chi lo ascolti perché nessuno riesce più a comprenderne il linguaggio. Insieme alla consapevolezza di un'ontologica orfanità, lo sguardo del poeta si fa obliquo, interferente, procedendo senza soluzione di continuità tra realtà e metafora... Antirealistica, e tendenzialmente atonale, la scrittura di Stefano Vespo poco concede a una nominazione frontale e oggettivante; a strutturarla una tensione lirica, che intreccia parlato e letterarietà, controllo formale e inquietudine interiore in una cornice sintattica rassicurante, che - quasi per complicità con il lettore - segue rigorosamente l'ordine del discorso, ma senza indugiare in conciliative consonanze di ritmi e metri.» (dalla prefazione di Maria Attanasio)