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"Quanti grattacapi danno sempre all'impaginatore i versi di Walt Whitman, che s'allargano, s'estendono, vogliono tutto lo spazio disponibile e non c'è mai verso di far stare in una sola riga! Quelli di Miro Silvera - che da Whitman prende il titolo di questa sua ultima raccolta, Perfetti miracoli -gli avranno dato grane uguali e contrarie: pronti come son subito all'a-capo, a gocciolare dietro il senso che scivola via, tracciando una greca sottile lungo il margine sinistro della pagina vuota. E il segno più riconoscibile della poesia di Miro, la sua "forma" (già nelle raccolte precedenti: Liber singularis, 1977, Arti e misteri, 1990, Dio nei dettagli, 2003), quest'incidere il bianco senza spingersi dentro. E solo qui, sporadicamente, nel mare del bianco una data: come quei gruppetti di scogli, piccoli ma insidiosi, al largo del capo di un'isola appena più grande, che spesso sono detti "formiche". I naviganti devono farci attenzione, le secche attorno non sempre si vedono in tempo. Ma Miro è un timoniere esperto. Passa indenne nello stretto fra due compleanni, il sessantaseiesimo - 22 maggio 2008 - e, non datato, il settantaduesimo. Indenne? Ne esce rafforzato: almeno a giudicare dall'ultimo rejet, così inaspettatamente aggressivo: 'Amare/ o non amare/ affatto...'. Che mi sorprende - e mi convince - quasi quanto il magnificamente circostanziato suggello del suo Pater Noster: 'e dona/ il tuo pane/ a chi ha/ fame/ di te'." (dalla postfazione di Francesco Rognoni)