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"La geografia di Avverbi di vita passa attraverso il lettore, lo legge. Meglio, lo guarda Dentro mentre il tempo sgocciola piano e Claudia Cangemi tenta di tamponare l'emorragia dei giorni che non si arrestano e implacabili sgorgano uno dopo l'altro. Ma esiste una soluzione, si può stare come palafitte, nel mare della vita, in equilibrio solo apparentemente precario, affondando quel tanto che basta per osservare il mondo. A questo punto serve spostare lo sguardo, puntarlo Fuori, dove la poesia scopre l'esistenza dell'Artista che è simile a un arancio sempre pronto a fiorire purché senza paura della memoria. Non deve temere di essere sciupato, consumato, bagnato dall'acqua piovana del mondo. C'è poi la consapevolezza di un Altrove, carico di oceani, dune del tempo, dove Oriente e Occidente, qualsiasi strada si scelga di percorrere, condurranno alla medesima meta. Per ognuno la propria. Infine Claudia Cangemi, come una madre buona, ci richiama alla fantasia della vita e ci conduce nell'Ovunque. La sua grazia poetica promette di cercare in continuazione parole nuove da contrapporre alla crudeltà della Storia e all'agonia del mondo. L'invito finale è di trasformarsi in ponti sull'amore che fugge. Ma come fare resta il segreto racchiuso in un gesto semplice e antico capace di trattenere e di offrire, le mani a coppa, metafora della poesia, un gesto delicato e da proteggere, da coltivare e possibilmente da imitare." (dalla postfazione di Elisabetta Bucciarelli)