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«In una lettera a Vanni Scheiwiller, Antonio Pizzuto parla di me come di un enfant prodige e, in un'altra a Laura Barile, come di un "genio" che avrebbe "nel piglio, nell'aspetto, qualcosa di napoleonico". Allo scopo sia di superare l'imbarazzo conseguente, sia di tacitare i sensi di colpa che l'intera vicenda dei nostri rapporti comporta, sarà bene che racconti la storia che segue.» Inizia così questo diario epistolare tra Accame e Pizzuto. Difficile ripercorrere le storie degli uomini basandosi solo su alcuni frammenti, ma è quello che fa Felice Accame. La vita è la sua e i frammenti sono delle lettere, che l'Autore ha scambiato negli anni con lo scrittore Antonio Pizzuto. È l'inizio di un'amicizia, nata sotto l'egida dell'editore Lerici, che pubblica a distanza di poco un nuovo libro di Pizzuto e il primo di Accame. E questo lo spunto che serve a Pizzuto per offrire l'opportunità ad Accame di lavorare insieme a un progetto che, tuttavia, sarà destinato a non realizzarsi nell'alternanza di più urgenti pegni morali e degli immancabili sensi di colpa.