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Alla prima lettura, le nuove poesie di Giorgio mi sono sembrate "ermetiche" forse perché, legate in apparenza a occasioni reali, nascondono un'intenzione quasi mistica nella ricerca del punto in cui natura minerale, vegetale e animale coincidono. Il punto in cui il bene e la gioia, il male e il dolore partecipano di un'unica armonia. La metafora quindi non si svela facilmente ma se ne intuisce la presenza come sotto una crosta che celi un goloso ripieno. Le parole sembrano rincorrersi spontanee e involontarie come "libere associazioni" che, richieste dallo psicoanalista, facilitino il ritorno dell'inconscio rimosso, la rielaborazione e la presa di coscienza per ottenere la soluzione ad ansie e nevrosi; anche i brevi testi narrativi presenti nella raccolta confermano questo carattere onirico della sua scrittura: come sogni, infatti, in un sussulto finale ci sorprendono ed emozionano. (dalla postfazione di Rosario Morra).