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Oriana, fin da bambina, matura la consapevolezza di non poter sopportare alcuna ingiustizia. Per sfuggire all'oppressione della gabbia provinciale, una volta cresciuta decide di frequentare l'università di Bologna: è il periodo delle occupazioni studentesche, dei sogni e delle utopie di una generazione che negli anni Settanta fa sentire con prepotenza la propria voce. Una voce che si dirama in più direzioni, assumendo toni anche estremi e drammatici. Dario è un giovane timido, perduto in un mondo tutto suo. La sua vita universitaria è ben diversa, distante dall'epicentro del caos, incanalata verso la passione per il teatro. È proprio sulle tavole del palcoscenico di un teatro che Oriana e Dario incrociano i rispettivi destini; lei vive la recitazione come un'azione politica, un'esperienza che presto finisce per andarle stretta, poiché gli ideali la portano lontano dalle ambizioni personali; per il ragazzo, invece, il palcoscenico diventa l'unico punto di connessione con la giovane attrice, per la quale prova un sentimento sempre più divorante. I loro ricordi costruiscono un reticolo di bivi, di scelte e di fatalità che finiscono per delineare due esistenze intense.