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Cinque monologhi che racchiudono al loro interno più storie, le quali si dipanano nel contesto di una terra difficile, dai mille volti immutabili e, allo stesso tempo, sotto la pressione dell'incombente modernità. "Il cielo di Tamburi" racchiude la rabbia di dover pagare un dazio eccessivo proprio al progresso, sotto forma dell'inquinamento e della mancata tutela dei lavoratori che minacciano le vite degli abitanti di un'intera città. Il tema, preso da un punto di vista differente, ricorre anche nel terzo monologo ("L'affare") che presenta più voci: dal losco businessman all'ex "brav'uomo" uscito dai binari di un'esistenza senza sussulti. "L'ultima cena" pone al centro il tema della violenza sulle donne, mentre in "Occhi di perla" si assiste ai rimpianti e al fallimento di un legame familiare quando forse, oramai, è troppo tardi. Infine, in "Quel che resta" è la precarietà del mondo del lavoro a fare da sfondo al monologo. In questi spaccati di umanità c'è spazio per la volontà di trovare del buono anche quando sembra impossibile, l'amarezza raggiunge il culmine e, a volte, sembra necessario affidarsi ai ricordi per trovare una chiave di lettura e una via d'uscita.