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Se diciamo, con Shelley, «siamo tutti greci» (ma anche romani), occorre dirlo con la consapevolezza che noi, tardi epigoni di quelle due civiltà, siamo insieme "el otro, el mismo", per dirla con Borges, diversi e medesimi. In altre parole, il nostro rapporto con l'antico è di identità e di alterità, spettando alla nostra intelligenza e alla nostra sensibilità cogliere le tante differenze nella accidentata e necessariamente deformata continuità.