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«È possibile individuare in una certa poesia nord-americana di oggi tracce del grandioso "titanismo whitmaniano", quella "eloquenza da predicatore itinerante" di cui scriveva Giorgio Manganelli a proposito del celebrato poeta statunitense. Una poesia a cui si sono rivolte generazioni di poeti, affascinati dalla torrenziale versificazione, dall'andamento linguistico innovativo, dal sentimento democratico, dalla illuminata sconfinata visionarietà, associata a un pregnante realismo, e forse dall'americanismo, con il conseguente dirompente profetico "sogno americano" e la relativa difesa dell'Occidente. Ci pare che anche Gordon Walmsley rientri in questa schiera, essendo la sua scrittura fluente, civile, interrogativa, e di conseguenza collocata in un sentito flusso di coscienza, strenuamente sensibile. Un poeta che costruisce il proprio discorso poetico attraversando non solo varie geografie, [...] ma pure molteplici temi e stati d'animo, quasi a voler tracciare le condizioni del mondo e dell'uomo». (Dalla Prefazione di Loretto Rafanelli)