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Per tanti, troppi anni, gli studi relativi all'e-learning sono stati indirizzati a comprendere cosa potessero fare le tecnologie per sopperire alla distanza fisica tra i diversi attori della formazione, solo quando si sono comprese le innumerevoli potenzialità delle ITC si è avviato il discorso relativo alla sostenibilità dell'e-learning per indicare se, quando e perché l'apprendimento digitalizzato potesse tornare più efficace. Sino a quel momento si era sempre pensato alla formazione a distanza e all'e-learning come ad un rimedio per difficoltà logistiche, come ad una risorsa con la quale raggiungere chi non aveva la possibilità di garantire una frequenza assidua. Ma si avvertiva d'essere vicini ad una svolta. Le piattaforme hanno raccolto la sfida che giungeva dalla irruzione di queste risorse tecnologiche, si sono aperte a ciò che viene detto Web 2.0 ed hanno per questa via destrutturato il setting didattico aprendolo alla collaborazione orizzontale (e quindi rinforzando l'apprendimento collaborativo) ed avviando due processi determinanti: l'irruzione dell'informale nei contesti di apprendimento formale e l'auto superamento del vincolo LMS. Tali processi hanno portato all'esigenza di definire non soltanto nelle sue coordinate processuali, ma anche nelle sue strategie e nelle sue finalità, il problema della gestione, del management. È la questione meno esplorata della logica dell'LMS, dove l'idea di management coincide, per così dire, con i protocolli definiti dal progettista e per ciò stesso sottratti all'operatore didattico. Tutto questo spiega e motiva quel vissuto di estraneità che viene segnalato dai docenti che si accostano all'e-learning, e quella misura di artificialismo che avvertono i fruitori. Riappropriarsi del compito e della responsabilità del management può essere la nuova frontiera della formazione a distanza.