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Le nostre vite, singolari e collettive, sono attraversate da forme di automatismo che agiscono al di sotto della soglia cosciente e determinano parte dei nostri comportamenti: automatismi naturali, automatismi acquisiti (l'abitudine come seconda natura) ma anche automatismi sociali. Il presente studio interroga tale problema approfondendo la questione etica e politica della de-automatizzazione, attraverso un originale percorso di riflessione teorica sulle nozioni di automaton, abitudine, habitus e postulando la necessità di un "apprendimento critico" dei nostri automatismi. Lungo un asse che da Aristotele giunge a Merleau-Ponty, Bourdieu, Sennett e Bateson, il libro disegna i tratti preliminari di un'etica della corporeità: solo nelle resistenze del corpo, inteso come mediazione vivente tra ripetizione e variazione, tra passività e attività nell'azione, potrà aver luogo la de-automatizzazione, cioè quell'interruzione dall'interno dei nostri automatismi che è in grado di spiazzare il soggetto etico ma, al contempo, di ri-formarlo.