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Come può essere affrontato il fenomeno emergente in Occidente dei neopopulismi, quali gli elementi di rottura, e in quale direzione vanno? Il testo interroga i neo-populismi collocandoli sul filo del tempo, passando attraverso l'intreccio dialettico tra il Sessantotto e gli assemblaggi della globalizzazione. È in gioco la trasformazione non contingente della lotta di classe dalle forme novecentesche del movimento operaio classico a quelle attuali degli iper-proletari senza riserve, in relazione ad una riproduzione sociale oramai completamente sussunta all'interno dei meccanismi del capitale fittizio. Emergono forme di attivizzazione spurie confuse ambivalenti, ancora in fieri e dagli esiti aperti, che nella reazione a un globalismo oramai al capolinea, ma ancora in grado di produrre disastri sociali, non vanno al momento oltre la rivendicazione di un cittadinismo e/o sovranismo sempre a rischio di ricadute nazionaliste. Al tempo stesso, esse rappresentano un termine di confronto difficilmente eludibile, almeno per le questioni che pongono, per chiunque sia ancora animato dalla domanda su una comunità possibile sottratta al dominio del profitto.