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Da una manciata di anni nel dibattito politico francofono una nuova disciplina è emersa: la collassologia. Ovvero lo studio delle possibilità e delle prospettive di un crollo integrale del nostro sistema socio-economico, troppo complicato e insostenibile da un punto di vista ambientale per non incorrere in un corto circuito trasversale a breve termine. Dagli agronomi agli scienziati passando per rispettabili ex-ministri, noti scrittori o giovani banchieri pentiti, numerosi e vari sono i volti e le voci di questo approccio che i grandi media hanno cominciato ad accreditare sempre più malgrado i suoi contenuti critici e catastrofisti. Sebbene sia figlia di innumerevoli correnti storiche precedenti, questa declinazione recente del discorso ecologico imperniata sull'idea di un collasso imminente e generale della nostra civiltà - termo-industriale, estrattivista - sembra incarnare una visione specificamente contemporanea dell'ecologia, impregnata di urgenza e gravità. I Fridays For Future ne sono un emblema eloquente e globalizzato. Per quanto il movimento collassologico ancora stenti a varcare le Alpi non possiamo esimerci in Italia dall'affrontare le domande generali che esso pone.