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«Dal punto di vista cristiano, la storia ha un "senso". Non è un flusso casuale e un intreccio di eventi e accadimenti, ma si offre al tempo stesso all'uomo come possibilità che gli viene donata per affermare il suo valore, per realizzare il suo destino [...]. La divinizzazione, tuttavia, quale unico fine e scopo dell'uomo nella storia, presuppone la presenza e l'azione non solo dell'uomo, ma anche di Dio, nella realtà storica. La storia, in un'ottica cristiana, è una continua teofania. Natale, la nascita di Dio da una donna come Dio-uomo, è la manifestazione e la conferma della realizzazione dello scopo della storia, come conseguimento dell'unione teantropica. Eternità e temporalità, trascendenza e materialità, sovrastoricità e storicità si uniscono, nella persona di Gesù Cristo, in un'unione perfetta [...]. "Colui che assolutamente nulla può contenere è contenuto in un grembo. Colui che è nel seno del Padre sta tra le braccia della Madre", auconfinandosi entro i limiti finiti di ciò che è storico e umano. Questo è il prodigio di tutte le ere, il prodigio "straordinario" e "unico" (unicum) di tutta la storia. La presenza di Dio nella storia rende possibile l'incontro tra Dio e l'uomo, un incontro che si compie come dialogo redentivo del Creatore con la sua creatura, che porta alla loro unione, all'evento, cioè, della salvezza intesa quale realizzazione dell'uomo e attuazione dello scopo della storia».