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Il futuro è una categoria etica, un'idea regolativa per portare avanti una buona vita in responsabilità e moralità. Non bastano le conoscenze e i saperi, abbiamo fortemente bisogno di moralità per orientarci nell'orizzonte dei principi di una buona vita; allo stesso tempo, abbiamo bisogno del cuore per muovere e smuovere la responsabilità di coscienze ferme al sonno dell'indifferenza. La responsabilità è una questione etica, ma senza i sentimenti, senza il cuore, anche l'etica rimane sospesa, fredda, inerme. Senza l'empatia, non si entra nel rispetto, nel riconoscimento, nell'affetto per l'altro e per le cose. Il passaggio dall'Io al Noi non è, come qualcuno teme, la negazione del sé, la perdita della propria identità. L'interrelazione è riconoscimento reciproco, rispetto reciproco. Ecco perché l'educazione alla mondialità si dispiega su due piani: da un lato, sul piano antropologico che è lo sviluppo dell'uomo nella sua integralità e che presuppone i tre più volte menzionati ambiti di scienza, morale e arte e, dall'altro, sul piano della convivenza pacifica planetaria dei popoli, nella difesa e nella cura della vita (non solo umana) e della terra.