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Quattro esperimenti di traduzione per un Molière in italiano, pensati per la scena di oggi e firmati da un uomo di teatro. La drammaturgia molieriana è un laboratorio creativo senza pari, con la parola al suo centro. La prassi di palcoscenico ha orientato la creazione linguistica e viceversa: il minuzioso strumento della traduzione continua ad offrire nuove occasioni di conoscenza e reinvenzione di un classico inesauribile. Nella "Scuola delle mogli" tutte le azioni nodali hanno luogo fuori scena e vera protagonista è la lingua - tersa e umoristica - in cui le avventure celate agli occhi del pubblico vengono narrate e reinventate. Anche il plagio e la seduzione di "Tartufo" si fondano sull'ipnosi delle parole: quasi formule magiche, sofisticate tiritere di cui egli si serve per travestire la realtà mutandone i connotati. E nelle farse del "Medico controvoglia" e delle "Furberie di Scapino" la gaiezza e la brutalità imposte dal genere sono sublimate da un esercizio linguistico che è puro impressionismo teatrale: velocità, intelligenza ed effetto, tra dialetto e comica stilizzazione. Postfazione di Roberto Morpurgo.