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In quest'epoca segnata dalla decadenza della cultura occidentale col conseguente progressivo depauperamento dei grandi ideali e l'imporsi di una superficiale «vita alla giornata», frutto dello smarrimento della tradizione cristiana e laica dell'Europa, è sorprendentemente feconda la lettura di due testi di Nicolò Cusano, pensatore rinascimentale non molto noto, anche se è uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi. Si tratta dell'omelia di Natale Dies sanctificatus (1439) e della «Lettera a Nicolò Albergati» (1463), che in uno stile colloquiale e con un linguaggio meno tecnico di quello dei suoi più celebri trattati - e pertanto adatto a un pubblico non di soli filosofi e teologi - permettono di riscoprire le radici culturali europee: oggetto della filosofia è l'uomo, che è un microcosmo, ma non è principio di sé stesso: precorrendo la Redemptor hominis di san Giovanni Paolo II, Cusano guida a riflettere come solo Cristo, Dio fatto uomo, offre la comprensione autentica dell'umanità dell'uomo, e del suo destino di vita eterna.