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L'opera trae origine dal ritrovamento dell'archivio privato del console Giulio Pestalozza, diplomatico che fu tra i protagonisti del primo colonialismo italiano. Iniziò la sua carriera come interprete presso i consolati di Gerusalemme e Tunisi, per poi avere incarichi importanti ad Assab, a Massaua, al Cairo, fino a ricoprire il ruolo di console a Zanzibar, Aden, Tripoli e Casablanca. Le sue corrispondenze private, totalmente inedite, fanno luce con interpretazioni nuove su vicende quali ad esempio lo "schiaffo di Tunisi", la gestione italiana del Benadir, i difficili rapporti col temibile "Mad Mullah", con il quale Pestalozza fu l'unico europeo a trattare direttamente e chiudere un accordo.