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Nel suo nuovo libro, che esce a quattro anni di distanza dal precedente, "Cenere, o terra", Fabio Pusterla scioglie nodi dolorosi, e affonda nelle sue radici poetiche più profonde per rilanciare una lingua, un respiro a larghissima gittata; oltre le attuali ragioni di pessimismo, o a motivi soggettivi di mestizia, in questa raccolta affiora una speranza che si proietta nei millenni, e si nutre di memoria e vastità. "Tremalume è una parola che ho inventato io. È apparsa sulla pagina mentre provavo a scrivere una poesia un po' strana, e mi è balzata agli occhi come il titolo migliore per il mio nuovo libro. Tremalume: un neologismo in cui il tremore, la minaccia e la preoccupazione non eliminano affatto la piccola sopravvivenza di un lume, di una minima luce a cui affidarsi".