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«Un orizzonte di macerie e tuttavia di speranze, di polveri dietro le quali balugina la luce: è questo lo scenario principale della poesia di Yari Bernasconi, che con "La casa vuota" corona un percorso già importante e significativo iniziato più di dieci anni or sono. La sua ricerca poetica si muove da sempre sulla duplice polarità dell'esperienza concreta e dell'esplorazione di una geografia e storia europee segnate dalla guerra e dalle rovine; e la Casa vuota che intona questo libro contiene in sé entrambe le armoniche, in un susseguirsi di crolli, apparizioni fantasmatiche, memorie e abbandoni. Lo fa con un linguaggio scabro, accuratamente controllato e attento alle risonanze più interiori delle parole e dei suoni, che appaiono sotterraneamente, senza esibizioni, e che conferiscono a queste poesie una musicalità particolare, sommessa e franta. Si sente, sullo sfondo, la grande lezione di Giorgio Orelli (di cui Bernasconi è notevole studioso) e la frequentazione assidua della maggiore poesia novecentesca. "Quello che dà vita / alla vita: l'incerto, l'impuro, l'impossibile": due versi di Altra corrispondenza che sintetizzano molte cose, unendo la 'porosità' della materia con la necessità di quell'impossibile che si chiama speranza, forse utopia, e che spunta, ogni tanto, "sul bordo di una vecchia e sempre nuova / vertigine".» (Fabio Pusterla)