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Il volume parte dalla constatazione che gli insegnanti siano attratti oggi dall'apparato strumentale, pragmatico e funzionale cui uniformare il proprio agire (modelli, schemi, format, rubriche, ecc.) e tralascino l'orizzonte di senso cui finalizzare la propria attività di insegnamento. Come risposta a questa tendenza si vuole rifocalizzare, con il contributo di autorevoli esperti nazionali e internazionali, l'idea di scuola nei suoi aspetti peculiari: l'educare, l'insegnare, l'apprendere. In merito all'educare viene ribadita la necessità di rimettere al centro dell'azione didattica la dimensione educativa. Ripensare l'educare comporta indubbiamente anche vedere quale spazio debbano occupare nei curricoli e nel fare scuola di tutti i giorni i temi che hanno pregnanza formativa: l'insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, le politiche e le pratiche di inclusione e di intercultura, la formazione dei talenti non ancora curata in modo adeguato. Per quanto riguarda l'insegnare vengono prese in considerazione due discipline rivisitate alla luce dei bisogni emergenti nel nostro tempo: il ruolo della lingua italiana che rischia di disperdersi tra il dilagare delle lingue straniere e la promozione della lettura schiacciata dall'esplosione delle tecnologie della comunicazione; la matematica di cui spesso si dimentica l'alto valore formativo e il pensiero computazionale che merita approfondimenti e precauzioni affinché non si trasformi in una moda didattica. La terza parte riguarda l'apprendere che, per essere efficace, deve cercare di provocare negli allievi il "piacere di apprendere", pur all'interno di una inevitabile "fatica" che l'apprendimento comporta. L'apprendere, inoltre, non può essere curato all'infuori dell'ambiente di apprendimento e all'infuori del ruolo da assegnare alle tecnologie della comunicazione. Il libro si chiude con la prospettiva di una scuola come luogo piuttosto che come non luogo.