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Il calcio moderno è un fenomeno complesso, regolato non solo dalle leggi dello sport ma anche da quelle dell'economia, della finanza, della tecnologia, dei media, dello show business. Un sistema razionale basato su affari milionari, società quotate in Borsa, delicate aste tra i maggiori network per i diritti televisivi e un'organizzazione di eventi su scala planetaria. Cosa c'entrano con questo mondo i maghi, gli animali indovini, gli atti di fede, i numeri sfortunati, i rimedi anti-iella, le maledizioni e i vestiti portafortuna? C'entrano eccome, perché l'irrazionale spunta da ogni angolo di questo articolato meccanismo. Ce lo ricordano il rituale degli Azzurri campioni di Europa nel 2021 (Vialli "dimenticato" sul pullman prima di ogni match) e quello della Francia campione del mondo nel '98 (il bacio propiziatorio sulla testa di Barthez), le previsioni pubbliche del polpo Paul, infallibile oracolo degli Europei del 2008 e dei Mondiali del 2010, gli incredibili riti prepartita di campioni internazionali e le avversioni di tanti presidenti per i numeri 13 e 17. "Calcio magico" si occupa delle superstizioni "interne al sistema", quelle dei protagonisti dello show: calciatori, allenatori e club. Una casistica variegata e curiosa, che spinge a interrogarsi sul fenomeno con un approccio antropologico: questo abbandonarsi all'illogico è una sorta di resistenza alle ragioni della modernità?