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I virus, così come le epidemie e le pandemie, sono da sempre considerati una piaga per l'umanità e di certo non sono associabili ad alcuna accezione positiva, tantopiù in un periodo come quello che stiamo vivendo oggi, in cui il Covid-19 è stato in grado di mettere in ginocchio non solo la salute e la società, ma anche l'economia di tutto il mondo. Ma cosa succederebbe se il virus, invece di trasmettere malattie - e in alcuni casi morte -, portasse rinnovamento? Se, invece di "influenzare" negativamente, potesse "influenzare" in positivo e spargere in tutto il mondo nuovi e migliori valori? Proviamo poi a pensare che questo virus non sia una particella, ma un essere umano capace di diffondere in modo contagioso solidarietà, empatia, cooperazione, consapevolezza, determinazione, umiltà: un vero e proprio "virusman" che possa gridare la necessità di un ricambio della classe dirigente, oggi ancora troppo inadeguata e lontana da meritocrazia e competenza. In "Virusman-19", nuovo saggio di Giuliano Ramazzina, la ricetta per garantire una ripartenza all'Italia è una "peste" culturale all'insegna della meritocrazia e della competenza capace di spazzare via una classe dirigente scaduta.