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L'autore, a partire dalla propria esperienza diretta, descrive quella neo-contadina come una dimensione complessiva di vita, una concezione di cosa sia il lavoro diversa da quella convenzionale ed una forma di economia di decrescita che è anche una possibilità praticabile oggi come risposta 'dal basso' alla crisi economica. Risposta che è una dissociazione sia dal modello economico-culturale dominante che dai movimenti che gli si contrappongono in chiave antagonista: la via indicata è quella della costruzione di un'alternativa integrale a partire non solo dalla terra ma dalla Natura. Ciò implica un cambiamento profondo nella visione del mondo: approfondendo l'argomentazione si giunge infatti ad una messa in discussione radicale degli stessi presupposti filosofici della Modernità Occidentale e della convinzione diffusa che "non ci sono alternative" al suo modello. La via neo-contadina viene proposta invece come un recupero dell'empirico, dell'esperienza diretta e di un'autentica evoluzione umana a partire da ogni individuo; come un superamento della centralità (e dei limiti) del Logos, attingendo anche a tradizioni di origine non occidentale che possono indicarci oggi strade diverse.