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La silloge "I guardiani del fuoco" di Alessandro Cabianca raggruppa due differenti momenti poetici dal titolo Figura, dieci testi fortemente correlati fra loro, e Frontiera, ventiquattro testi che riflettono su tematiche relative al tempo e alla storia riprendendo alcuni temi delle raccolte precedenti, in particolare de Il gioco dei giorni, riportandoli al presente e ai percorsi umani, come ben sottolineato dal poeta Attilio Carminati: "C'è in Cabianca un ritorno alla atmosfera virgiliana, alla contemplazione di campi, montagne, colline, alberi, piante, fiori, il riandare schietto e non retorico a paesi, borghi e casolari, ricuperati integri dalla memoria, a stagioni ridenti o rattristate, a infanzie verginali, a paradisi perduti. C'è altresì un bisogno di vivere, soprattutto di amare, senza inganni e ipocrisie, di amare donne, cose, o divinità, fa lo stesso; c'è una necessità di fuoco, di acqua, di neve, di vento, di luce, di chiarità in tutti i sensi, quale espressione delle stagioni sorte dalla terra e dall'aria, in stretto rapporto con le stagioni umane".