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Una vita in continuo vagare per l'Italia, trascorsa tra lo studio e l'insegnamento, conclusa a soli trent'anni con la morte improvvisa per polmonite, non ha impedito a Pietro Bilancini (Monteleone d'Orvieto 1864 Sassari 1895) di divenire un apprezzato critico letterario e un valente traduttore di testi dal greco e dal latino. Meno nota, e ingiustamente messa in un angolo appartato della letteratura di fine Ottocento, è la sua opera in versi. La sua poesia, residuo classicista o preannuncio del Crepuscolarismo, che all'eterno femminino di carducciana memoria affianca versi sullo stile del Guerrini, ha nei contenuti il suo primo e più autentico valore: l'insanabile irrequietudine che si nutre del rimpianto; la rassegnata accettazione del tempo che passa; la contemplazione di un amore perduto. Egli anticipa così, di almeno un decennio, la sensibilità dei poeti crepuscolari e temi cari ad autori come Gozzano e Corazzini. Questo volume, che per la prima volta raccoglie tutte le poesie pubblicate da Pietro Bilancini senza i refusi presenti sulle prime edizioni, include pure alcune liriche, scritte pochi mesi prima della morte improvvisa, di cui, fino a oggi, si ignorava l'esistenza.