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Fare il parroco oggi è cosa complessa. E lo si sa. Paolo Curtaz, che da decenni frequenta e conosce varie comunità in tutta Italia, prova a scrivere, con il suo linguaggio che qui è davvero senza peli sulla lingua, una sorta di "teologia pastorale- per il prete nel mondo (e nella Chiesa) di oggi, alla ricerca delle origini di quella che è chiamata vocazione e alla ricerca di un senso per il lavoro quotidiano di molti pastori che devono confrontarsi con una società per la quale fede e morale sono degli "accidenti-. Da dove viene la scelta del presbiterato? E del celibato? Verso quali orizzonti di carità pastorale muoversi? Come affrontare gli ostacoli esterni, ma anche quelli interni (il proprio temperamento, il ruolo...)? Come superare le sindromi del carrierismo, del vittimismo, del governismo...? Un libro che non lascerà indifferenti, che provocherà, che farà riflettere non solo i sacerdoti ma anche le comunità che li accolgono come guide. Uno scritto che ha una finalità semplice e decisiva: riconsegnare sentieri di pace interiore e comunitaria a coloro che sono, per prima cosa, uomini di fede, prima ancora che uomini del sacro. Il libro forse più sentito e sofferto di Paolo Curtaz.