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Origene fu il grande teologo ed esegeta cristiano di lingua greca del terzo secolo, paragonabile soltanto a un gigante come Agostino di Ippona, in Occidente. Le sue omelie su diversi libri biblici, in particolare su quello del profeta Geremia, stanno all'origine di alcuni aspetti pratici della vita cristiana, attinenti soprattutto all'ambito della teologia morale. Erede di una feconda tradizione interpretativa, egli sostenne che la parola di Dio era presente non soltanto in Mosè, Geremia, Isaia, ma anche in ciascun uomo giusto. Evidenziò e visse una stretta connessione tra esercitazione sul piano etico per acquisire la virtù ed esercitazione sul piano del lavoro scientifico per cogliere i sensi della sacra Pagina. Questo duplice impegno comporta di dover lavorare sia sul testo biblico che su se stessi; diversamente, non sarebbe possibile fruire in modo nuovo delle ricchezze del testo. Come la vita virtuosa dell'uomo è in continua crescita, così il disvelamento delle Scritture all'uomo non conosce sosta. Ne deriva un caposaldo dell'esegesi origeniana: la comprensione della verità del testo non è mai definitiva. Facendosi accompagnare da un maestro così affascinato dal Salvatore e premuroso verso i suoi fedeli, si sperimenta un profondo senso di consolazione perché si constata che il Vangelo più che dipendere dai predicatori dipende dalla forza intrinseca alla parola di Dio.