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La nozione di vulnerabilità ha ormai acquisito centralità nel dibattito filosofico, nel linguaggio delle scienze sociali, oltre che nei testi giuridici, nelle linee guida e nei documenti che indirizzano le politiche nazionali e internazionali. Tuttavia, mentre la riflessione filosofica tende a dare della vulnerabilità una lettura prevalentemente individuale, e tende anzi a evidenziare i rischi di emarginazione e essenzialismo connessi a ogni lettura collettiva della vulnerabilità, così non avviene in gran parte degli altri ambiti. Tanto nelle scienze sociali quanto nel diritto internazionale o nella giurisprudenza della CEDU, la dimensione collettiva della vulnerabilità è non solo accettata in modo quasi acritico, ma ritenuta cruciale per la tutela dei diritti e l'attuazione di politiche e interventi. La ricerca condotta in queste pagine si muove all'interno di questo orizzonte, nel tentativo di descrivere e analizzare questa ambiguità concettuale, prima, e di ridurla, poi. L'obiettivo della ricerca, pertanto, è proprio quello di mostrare in che termini, e con quale estensione, la categoria di gruppo vulnerabile sia non solo teoreticamente possibile, ma politicamente e giuridicamente necessaria, e possa anzi rappresentare un'occasione preziosa per una lettura positiva e abilitante della vulnerabilità stessa.