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«La scelta di esaminare Parlamento, Presidente della Repubblica e Corte costituzionale, privilegiando questi organi costituzionali rispetto ad altri, ha una ragione di fondo che è opportuno esplicitare. Il dibattito pubblico - ma anche gran parte della letteratura giuridica, nonché il sentire comune - appare dominato dal tema della "governabilità". Una governabilità perduta per molteplici e concorrenti ragioni, più sociali, politiche e culturali che non giuridiche o istituzionali. Fatto è che l'avvitamento della crisi politica e l'incapacità di trovare un'effettiva stabilità ai rapporti tra i poteri di governo rischiano di travolgere l'equilibrio complessivo del sistema costituzionale. Sbilanciati nella ricerca di garantire una governabilità ad ogni costo, non ci si avvede che si rischia di travolgere quelle istituzioni che legittimano (Parlamento) e controllano (Presidente e Corte) lo stesso governo del Paese. Almeno in un ordinamento costituzionale qual è il nostro. È così che a forza di auspicare maggiori poteri per i Governi ci si è scordati di rafforzare i poteri del Parlamento, che ha invece subito un'emarginazione insopportabile e pericolosa per la conservazione degli equilibri necessari alla stabilità della nostra forma di governo parlamentare. Il punto più alto di crisi del sistema costituzionale non è attualmente rinvenibile in una scarsità di poteri governanti, bensì nella riduzione della rappresentanza politica che non riesce ad esprimersi entro l'organo della rappresentanza, finendo per minare nel profondo il fondamento democratico del sistema costituzionale...» (Dalla Premessa)