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«È con piacere ed anche con gratitudine che accogliamo l'invito espressoci dagli allievi del collega Roberto Romboli a dire due parole di introduzione agli scritti da essi elaborati e qui raccolti. Come co-allievi di Alessandro Pizzorusso possiamo gettare uno sguardo, insieme distante e vicino, ai lavori che essi hanno prodotto: distante perché ne abbiamo appreso l'esistenza e il contenuto dalla lettura della loro versione definitiva, vicino perché ben conosciamo la ricca produzione scientifica dell'amico Roberto come anche la sua profonda linea di continuità con l'insegnamento del comune Maestro. Queste parole di introduzione avrebbero dovuto essere condivise con un altro co-allievo di Pizzorusso che ci ha purtroppo lasciati; ed anche per questo ci piace riprendere quello che Paolo Carrozza scrisse, e che condividiamo integralmente: "L'ottimo lavoro svolto da Roberto Romboli e dai suoi collaboratori si inserisce a pieno titolo nel quadro di un approccio, ormai caratteristico anche se certamente non esclusivo di quella che si potrebbe chiamare "scuola pisana", diretto a sottolineare e valorizzare il rapporto tra profili processuali e profili sostanziali del processo costituzionale ai fini della comprensione degli effettivi meccanismi di funzionamento della giustizia costituzionale". I lavori qui raccolti esprimono in maniera evidente come Roberto Romboli abbia fatto crescere una "scuola": essi sono il prodotto di ben quindici studiosi, presenti nel mondo accademico come in quello istituzionale e della magistratura, che hanno ricevuto da lui - in "monopolio" oppure insieme ad altri maestri - guida e sostegno nel loro percorso di crescita umana e professionale. Una "scuola", quella "pisana", che come una vigna Alessandro Pizzorusso ha piantato con mano sapiente e sguardo profondo, e che Roberto ha saputo far crescere e sviluppare, grazie alle sue indubbie doti di attenzione, costanza, intelligenza, spirito organizzativo unite ad acume scientifico. Senza dimenticare una qualità che chi conosce almeno un poco Roberto non può non avere apprezzato: quel senso d'umorismo, così profondamente toscano, con cui lancia battute sferzanti e corrosive di fronte alle quali l'interlocutore resta, spesso, disarmato...» (dall'introduzione)