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Prosegue, con il presente lavoro, l'analisi della legislazione imperiale de Hebraeis, iniziata con "Nefaria Secta. Sulla normativa imperiale "de Iudaeis" (IV-VI secolo) I". Oggetto di questo secondo volume è la disamina della normativa imperiale in materia di schiavitù, patriarcato ed edifici di culto ebraici. La suddivisione delle costituzioni imperiali in tali macroaree consente l'individuazione, da un lato, di alcune 'tendenze' da parte del legislatore romano-cristiano riconducibili a esigenze di tipo repressivo, protettivo e di controllo dell'ebraismo, dall'altro fa emergere quello che sembra stagliarsi come un imponente corpus normativo de Iudaicis rebus, un vero e proprio ius singulare sugli ebrei fiorito a partire dall'età costantiniana e infittitosi poco a poco fino a Giustiniano. La vastità di tale corpus riflette la profonda complessità dei legami intercorrenti tra la religione cristiana, i cui dogmi costituiscono quasi sempre humus e fondamento delle costituzioni imperiali in materia di giudaismo, e la religione ebraica, considerata quale microcosmo autonomo e potenzialmente pericoloso e contaminante: 'santa radice' del cristianesimo e al contempo 'Falsus Israel'.