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Nel descrivere le fonti giuridiche che operano nel mondo, il diritto comparato non può arrestarsi alla soglia delle codificazioni normative imposte, ignorandone la non vigenza, e commisurandone la legittimità sulla base di Grundnormen metafisiche elaborate in altre regioni del globo. Né una teoria comparatistica delle fonti può considerare tali solo quelle prodotte o riconosciute dagli Stati. Il volume dedica perciò ampio spazio alle regole della tradizione, a quelle religiose, a quelle prodotte dai dottori e dai giudici, pur centrandosi in prevalenza sui sistemi di fonti di derivazione occidentale, che permeano - anche se spesso solo formalmente - ogni regione del globo. Una particolare attenzione viene rivolta in particolare alla costituzione come fonte e norma suprema e al suo assalto da parte delle teorie neocostituzionaliste, a vantaggio del diritto giudiziale e dei Tribunali costituzionali e internazionali, e dei princìpi individuati, o meglio forgiati, dal binomio dottrina-giurisprudenza; alla "duttilizzazione" delle fonti, specie a opera del diritto transnazionale e del soft law, che riduce la distinzione tra comandi e consigli; al fenomeno della concentrazione del potere normativo in mano agli esecutivi, quale che sia la forma di Stato implicata, funzionale a un diritto sempre più privato della sua dimensione etica.