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Le nuove tecnologie, come noto, stanno significativamente cambiando le strategie epistemiche dell'uomo. Sempre più frequente è il ricorso a filtri informatici per fronteggiare il sovraccarico informativo generato dalla diffusione delle conoscenze e dal fenomeno dei c.d. Big Data; del resto, algoritmi e intelligenza artificiale sono termini informatici ormai di uso sempre più comune. Questa monografia nasce dalla convinzione che gli attuali mutamenti tecnologici siano destinati a incidere sulle modalità di accertamento del fatto nel processo civile. Partendo dall'analisi del dibattito dottrinale sui poteri istruttori del giudice, lo studio tenta di prospettare alcune possibili riconfigurazioni di nozioni basilari del processo, quali il principio di disponibilità della prova, il divieto di scienza privata e la nozione di fatto notorio.