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La ricerca si occupa del problematico quartiere napoletano di Scampia. Dopo aver illustrato lo stato delle cose, soprattutto alla luce delle riflessioni teoriche e delle azioni istituzionali che si registrano da decenni, si è voluto esporre il punto di vista di chi vive o ha operato sul territorio. Oggetto di particolare attenzione è stata la percezione delle questioni sociali, dei confini della legge e della presenza delle istituzioni da parte di uno specifico ma eterogeneo nucleo di abitanti. Quanto riportato appare solo in parte confermare i contenuti della narrazione mediatica in corso da molti anni. Le "voci di dentro" testimoniano, accanto a istanze comuni ed espressioni di assoluta normalità, la persistenza di un disagio profondo e diffuso, oltre che la peculiarità di un modo di vivere e pensare, tendente alla legalità più di quanto possa apparire dall'esterno ma a forte rischio devianza. Numerosi appaiono tuttora gli elementi che possono favorire o rafforzare posizioni criminali. Malgrado la conoscenza delle difficoltà che affliggono Scampia, nonostante siano stati posti in essere interventi su più livelli da molteplici attori, le risposte sono state finora insufficienti. Emerge, da tutto questo e dallo stretto rapporto tra stigmatizzazione sociale e programmazione urbanistica del territorio, un'analisi sulla natura stessa e sul senso profondo dell'"essere periferia", all'interno di un imprescindibile ripensamento sul modello generale di sviluppo urbano, sociale ed economico.