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Quando nel 1901 il pittore sceglie di trasferirsi ad Atuona, nelle isole Marchesi, non pensa certo di morire laggiù. Da molti anni la sua irrequietudine lo spinge sempre oltre nella ricerca di una società primitiva, di una terra non contaminata. "Voglio tornare alle origini selvagge dell'arte", scrive. Ma poi la vita dissoluta, gli abusi di alcol e droghe, e infine la sifilide lo condannano a una fine miserevole, solo e pressoché dimenticato dagli amici parigini. Il pretesto narrativo per questo romanzo è una giornata nella vita di Paul Gauguin nel 1903, poche settimane prima di morire nella sua "Casa del piacere" che dà il titolo al libro. Come si viveva agli inizi del Novecento su un'isola del Pacifico, lontana dalla civiltà occidentale? È con l'attenzione dell'antropologa e la sensibilità derivata dalle proprie origini che Agnès Rotschi - tahitiana per parte di madre - racconta l'avventura umana di Gauguin: senza pudori, senza celare le contraddizioni del suo odio e amore per l'isola e per la Francia che l'ha colonizzata. La vita di Gauguin si svolge tra continui conflitti con i coloni francesi che amministrano quei territori con indicibile prepotenza, la curiosità per i costumi degli indigeni, e un'irrefrenabile attrazione per le donne, libere e sessualmente disinibite. Ma dietro la struggente fascinazione che l'esotismo del Pacifico esercita su Gauguin vi è forse dell'altro: la ricerca di un'identità.