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Sin dalla loro fortuita scoperta nella prima metà del XVIII secolo, le città di Ercolano e Pompei hanno attratto artisti, intellettuali, studiosi e curiosi provenienti da tutto il mondo. Sigillati dalla lava e dai lapilli, i templi e le domus, con il ricco corredo di suppellettili e gli affreschi dagli inediti accordi cromatici, perfettamente conservati, restituivano con immediatezza il mondo che li aveva prodotti; le case sembravano rianimarsi e raccontare la quotidianità degli uomini che le avevano abitate, i loro miti, i loro eroi, il loro credo. Tutta una vita, brulicante, troncata dall'implacabile falce dell'eruzione e della morte, sotto l'ombra di uno scenario tanto familiare quanto terribile: il Vesuvio. Sedotti dal fascino esercitato dai reperti classici, i moderni osservatori si confrontano con la storia, traendone, ieri come oggi, un'irrinunciabile fonte d'ispirazione. L'arte e la moderna scienza archeologica trovano a Pompei la loro patria d'adozione. Qui, come in nessun altro luogo, l'evoluzione dell'estetica ha affiancato gli sviluppi delle tecniche di scavo, in un dialogo serrato con la coscienza individuale e collettiva.