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Paolo Volponi è uno degli scrittori più rappresentativi del Novecento; per il suo intenso rapporto con la realtà, la passione per la vita degli uomini, del territorio e della sua storia, ha indagato profondamente il suo tempo. È utopia pensare a una società in cui ogni individuo cresca in armonia con se stesso e con gli altri? Può il lavoro in fabbrica essere «libero e liberante» per tutti quelli che vi lavorano? Può la fabbrica essere democratica, responsabile e competitiva? Si può parlare di vera democrazia senza una cultura democratica diffusa, senza dialogo? E «che cos'è questo benedetto comunismo? Oppressione, nazionalizzazione, distruzione delle libertà individuali? O non è piuttosto una divisa morale, uno sguardo critico sul mondo...». Questi sono solo alcuni degli interrogativi che Paolo Volponi si pose e degli obiettivi che perseguì con il suo intenso lavoro in Olivetti, con i suoi progetti, con i suoi romanzi, lottando, accettando delusioni e sconfitte, senza mai rinunciare ai suoi principi. Attraverso scritti dello stesso Volponi, testimonianze e documenti, l'autrice ripercorre l'evoluzione del pensiero dello scrittore urbinate dalle prime esperienze all'attività parlamentare.