Tab Article
Le celebrazioni del centenario della Grande Guerra hanno registrato una vera valanga di pubblicazioni, ma alcune fonti preziose per conoscere meglio le condizioni umane (e spesso disumane) nelle quali i militari italiani furono chiamati a combattere, non hanno trovato lo spazio che avrebbero meritato. In genere hanno avuto la meglio i libri di storia militare, le biografie dei grandi protagonisti e i racconti delle singole battaglie. Non è mancato, tuttavia, un certo interesse per una storia "nuova", quella di coloro che la guerra aveva posto in prima linea, cioè i soldati e i loro scritti, fino ad ora poco considerati. Alla ricerca delle vere voci dei combattenti in trincea, si è talvolta fatto ricorso a quelle pubblicazioni, i Giornali di trincea, che secondo la versione unanimemente accolta erano scritti "spontanei" dei soldati, che narravano la loro vita in prima linea tra fucilazioni, eroismi e morti. Si trattava, in realtà, di una versione patinata della situazione. Una rilettura attenta di questi scritti ha rivelato un contesto del tutto nuovo: i Giornali di trincea non erano né liberi né spontanei, bensì realizzati occultamente dagli uffici governativi militari di propaganda. La vita in trincea era assai diversa da quella descritta nelle pagine redatte e stampate in tipografie di lontane retrovie, con l'intento di trasmettere ai combattenti l'idea di una guerra legittima, santa e patriottica. L'ipotesi di ricerca di questo volume è quella di dare una versione cruda ma vera, basata su altra documentazione, di una guerra che il papa Benedetto non aveva esitato a definire "un'inutile strage".