Tab Article
La fotografia come dispositivo, in senso foucaultiano, atto a promuovere in modo determinante la formazione di una comunità nazionale e l'affermazione dello Stato, attraverso la creazione di specifici regimi di senso, e di specifiche comunità di pratica. Sviluppando una serrata analisi, centrata soprattutto sulla realtà italiana, ma attenta anche a quella internazionale, l'autore ci conduce per mano, con grande ricchezza di riferimenti alla critica e alla storia del mezzo, ma con un innovativo taglio antropologico-culturale, alla scoperta di realtà piccole e grandi che compongono il mosaico che rigorosamente individua: dalle immagini del Gabinetto Fotografico Nazionale, a quelle dell'album di famiglia del poeta Rocco Scotellaro; dalle fotografie dei fantaccini della prima guerra mondiale di un appartato operatore della Calabria degli inizi del Novecento, a quelle di un coevo antropologo africanista di chiara fama (Renato Bocassino); dalle inquietanti costruzioni di una femminilità in cerca di una propria definizione identitaria nelle opere di artiste assai note (Francesca Woodman e Cindy Sherman), ai reiterati anacronismi delle rappresentazioni della Sardegna del XIX e del XX secolo; dalle benjaminiane raffigurazioni di città alle problematiche poetiche che presiedono all'artificazione della fotografia. Uno sguardo sul mezzo che concretamente dimostra l'imperioso e complesso tratto performativo che ha assunto in epoca di tarda modernità, e che ne svela il nascosto carattere politico.