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Costruita sul finire degli anni Sessanta con diverse irregolarità, nell'immaginario collettivo Magliana Nuova è stata a lungo - e per certi versi lo è ancora - la periferia della speculazione edilizia per antonomasia. Non solo: "grazie" all'omonima Banda, la cui fama si è negativamente riflessa sul territorio, ha assunto i connotati di una zona popolare malfamata. Per un buon quindicennio, però, questo lembo di città è stato anche uno straordinario cantiere politico che ha visto operare tante realtà associative: dai partiti tradizionali, ai gruppi extraparlamentari, ai collettivi auto-organizzati come il Comitato di quartiere, il Comitato di lotta per la casa, il Centro di cultura proletaria, il Collettivo femminista e il Canzoniere della Magliana. Tutt'oggi molte delle organizzazioni protagoniste della mobilitazione degli anni Settanta e Ottanta mantengono una loro presenza territoriale, e nuove se ne sono andate aggiungendo. Lo studio degli archivi di quartiere, unito alla raccolta di fonti orali e all'analisi di varie tipologie documentarie - telegrammi prefettizi, censimenti comunali, articoli di giornale, inchieste, fotografie, audiovisivi - restituisce l'immagine di quel fermento urbano che ha portato a un sostanziale miglioramento delle condizioni di vita nel quartiere e alla conquista di una casa per centinaia di famiglie. Se in questi anni di profondi cambiamenti appare sempre più difficile parlare di identità territoriali, si può certamente dire che l'associazionismo sia ancora oggi un carattere costitutivo di Magliana Nuova. Un carattere che eredita direttamente dalla sua storia.